Aspettativa di vita e aspettativa di pensione: una trappola mortale

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Il calcolo dell'aspettativa di vita è una trappola mortale che ha la funzione di alzare l'età pensionabile praticamente all'infinito. Un aumento della speranza di vita innalza l'età pensionabile, una riduzione dell'aspettativa di vita non riabbassa l'età pensionabile. Quindi neanche una moria generalizzata di pensionati riporterebbe più indietro l'età pensionabile.
È un meccanismo introdotto nel 2009 dal governo Berlusconi e coltivato dai governi successivi con la legge Fornero, che rispetta in maniera occulta il dictat della famosa lettera di Trichet sulla necessità di portare a 67 anni l'età pensionabile. Di questo passo arrivare ai 70 per la pensione è solo una questione di tempo.


L'adeguamento dell'età pensionabile all'aspettativa di vita non è automatico ma viene codificato da un decreto ministeriale, quindi c'è una responsabilità governativa che si nasconde dietro l'ineluttabilità della norma.
L'aspettativa di vita ai fini pensionistici si calcola ogni tre anni, dal 2019 si calcolerà ogni due anni, non consente di tornare indietro. Tanto è vero che nel triennio in questione vale a dire 2014-2016 si è avuta una riduzione della speranza di vita nel 2015, poi una vera e propria "botta di vita " ha riportato in positivo il calcolo. Qualche dubbio sul calcolo è sicuramente consentito visto come l'Istat ha erroneamente calcolato il pil più volte.


L'ingegneria pensionistica non conosce limiti, mentre da una parte di allunga l'età pensionistica, dall'altra si riducono i coefficienti di trasformazione del 2% impedendo quindi un incremento pensionistico a fronte del prolungamento degli anni lavorativi.  Allo stesso  tempo si promette una rivalutazione delle pensioni dell'1,2% per il calcolo dell'aumento dell'inflazione che di fatto è una tassa mascherata. Questa promessa del governo concordata con cgil cisl uil dovrebbe compensare la bocciatura della Consulta ed è stata per tempo annunciata in modo da condizionare l'esito della sentenza.


Qual'é il costo sociale dell'applicazione della legge Fornero, che risulta essere la trasposizione legislativa dell'intero progetto di allungamento dell'età pensionabile. Crea una frattura sociale con il messaggio che bisogna andare in pensione più tardi perché i pensionati vivono troppo a lungo e non si spiega che anche se scomparissero tutti non si andrebbe in pensione prima ugualmente. Riduce il godimento della pensione per i lavoratori attivi scaricando la responsabilità sulla longevità dei pensionati. Aumenta l'età pensionabile delle donne del privato di un anno intero, le donne dal 2010 hanno avuto un innalzamento dell'età pensionabile di ben 7 anni, camuffato come parità con gli uomini e non per colpa dei centenari.
È evidente come oggi la legge Fornero sia la sintesi delle politiche pensionistiche e diventi per questo l'obiettivo delle lotte di pensionati e lavoratori.


Lo SCIOPERO GENERALE del 10 novembre e le iniziative ad esso connesse che sfoceranno nella MANIFESTAZIONE NAZIONALE dell'11 novembre sono le scadenze che ci consentono di ricomporre l'opposizione sociale riducendo l'aspettativa di vita delle politiche governative.

USB PENSIONATI