L'A.P.E. E IL PENSIONATO

Roma -

L'ingegneria pensionistica si avvia a diventare una scienza in progress con l'aiuto di cgil cisl uil: il governo prosegue nella sua marcia trionfale verso la distruzione della previdenza pubblica e del diritto costituzionale alla pensione.

L'APE ( Anticipo PEnsionistico) ha in sé elementi devastanti di destrutturazione del sistema previdenziale e allarga la propria sfera di azione nel campo degli ammortizzatori sociali.

Partirà dal 2017 e avrà una sperimentazione di due anni. E' indirizzata ai lavoratori pubblici e privati nati tra il 1951 e il 1953, vale a dire a coloro presi in ostaggio dalla Fornero e inchiodati al posto di lavoro per ulteriori anni.

La platea che si vorrebbe coprire è quella dei disabili, disoccupati di lungo corso, lavori gravosi. Vale a dire che gli ammortizzatori sociali per queste categorie diventano a carico del lavoratore se vuole sottrarsi ad una condizione di emarginazione sociale permanente.

Un occhio alle imprese non manca mai e si introduce l'APE per processi di ristrutturazione con un costo parziale per il datore di lavoro. Una modalità di espulsione dalla produzione con costi sociali nulli e a carico del lavoratore.

Lo strumento finanziario è il prestito bancario o delle assicurazioni con un costo per il lavoratore che si articola in un taglio del 5% sull'assegno lordo per ogni anno di anticipo, quindi un 15/18 % in meno a cui si devono aggiungere gli interessi mediamente del 3% e la polizza assicurativa per il rischio di premorienza, perché il pensionato "potrebbe morire pur di non rimettere il prestito". Si può quindi raggiungere una spesa del 25% sul totale. Il prestito va restituito in 20 anni e comporta di fatto la perdita di due mensilità l'anno.

C'è poi l'APE sociale per le categorie disagiate che non pagheranno gli interessi sul prestito e la RITA ( Rendita Integrativa Temporanea Anticipata ) che è l'anticipo della rendita pensionistica per chi ha aderito ad un fondo pensione. A tutto questo si aggiunge la beffa per i lavoratori precoci, gli Lsu, i lavori usuranti per tutti costoro si prevedono briciole per spingerli verso l'APE come soluzione definitiva della propria condizione lavorativa. La stessa quattordicesima e l'innalzamento della non tax area sono pannicelli caldi per nasconde la volontà di non affrontare questi problemi.

Questo è il risultato della nuova concertazione sindacale, una presa d'atto notarile delle volontà del governo spacciata per conquista sindacale.

Ora tutto questo movimento apparente in vicinanza del referendum sa di inganno sociale ed è comunque inaccettabile barattare diritti sociali in funzione di un risultato elettorale.

Ribadire la propria forte opposizione al referendum costituzionale votando NO è importante ma non basta, occorre riprendere la mobilitazione sociale con lo sciopero generale del 21 ottobre e la manifestazione nazionale del 22 ottobre.

La distruzione della previdenza pubblica non si fermerà e siamo solo all'inizio, Boeri scopre le carte e il governo e cgil cisl uil le mischiano.

Oltre al tavolo rovesciare il banco non sarebbe male.

Il 21 settembre ci sarà l'incontro definitivo tra governo e cgil cisl uil, far sentire la nostra voce in preparazione del 21 e 22 ottobre diventa necessario.