Legge di bilancio: una mazzata per i dipendenti pubblici prossimi alla pensione
Sembrava impossibile fare peggio della Fornero ma il Governo Meloni/Salvini pare esserci riuscito, almeno per i dipendenti pubblici iscritti alle casse dell’ex INPDAP, come i dipendenti degli Enti Locali (CPDEL), gli insegnanti e le insegnanti degli asili nido parificati (CPI), i sanitari iscritti alla cassa (CPS), gli ufficiali giudiziari/aiutanti ufficiali giudiziari e coadiutori iscritti alla cassa (CPGU), facendo cassa con le loro pensioni.
Con l’Art.34 della legge di bilancio varato in Cdm, salvo repentini ripensamenti, si modifica l’aliquota di rendimento per il calcolo della pensione per chi ha meno di 15 anni nel sistema retributivo ed è iscritto alle casse citate.
Una rideterminazione a ribasso che, secondo alcune proiezioni fatte sulla base della nuova tabella “A” rispetto a quella introdotta dalla legge 965 del 26 luglio 1965, comporterebbe una perdita variabile tra i 300 e i 400 euro al mese, in funzione dei mesi e delle annualità di lavoro presi a riferimento.
Una mazzata sui trattamenti pensionistici degli ultimi dipendenti pubblici, prossimi alla pensione che ancora conservavano la cosiddetta quota (pro-rata) retributiva.
Un provvedimento che recupera in qualche modo una vecchia proposta, avanzata da alcuni economisti negli anni del Governo Monti, che ipotizzava di ricalcolare il trattamento pensionistico più favorevole offerto dal sistema retributivo con la totale applicazione, all’intera vita lavorativa, del calcolo contributivo decisamente meno “generoso”.
Il Governo Meloni/Salvini non si è spinto fino a tanto, probabilmente anche per difficoltà tecniche, ma introduce comunque una rideterminazione dell’aliquota di rendimento che si avvicina molto a quella ipotesi, abbattendo pesantemente il valore delle pensioni di quei dipendenti pubblici iscritti alle casse citate in apertura.
Difficile determinare il numero degli interessati ma, rispetto all’intera platea dei dipendenti pubblici, bisogna segnalare che la norma dell’Art.34 comporta una disparità di trattamento tra gli iscritti all’ex INPDAP.
Nella norma non viene infatti citata la “cassa stato” (CPTS), escludendo quindi da tale rideterminazione tutto il comparto “sicurezza”, in particolare militari, polizia, vigili del fuoco insieme con i magistrati che pur fanno tutti parte dell’ex INPDAP.
In ultimo la ciliegina amara per le casse previdenziali visto che la modifica della tabella “A”, richiamata nella norma, si riferisce anche agli oneri di riscatto dei contributi pensionistici del sistema retributivo che, vista la penalizzazione introdotta, nessuno vorrà più chiedere e sostenere, determinando una perdita per le casse dell’intero sistema.
Roma 27 ottobre 2023
USB Pensionati FdS