Quota 100, 102, 103... il riscatto!
Pervengono continuamente alla USB Pensionati quesiti in merito alle possibilità di anticipo pensionistico rispetto alla famigerata Legge Fornero, che ha creato non pochi problemi a chi per una vita ha versato i propri contributi con le aspettative di una vecchiaia serena, tradite a seguito anche dell’istituzione del calcolo contributivo che sta portando all’erogazione di pensioni sempre più vicine alla soglia di povertà per milioni di pensionati.
In tutto questo caos, creato volutamente dalla politica, che si guarda bene dal toccare i propri compensi e vitalizi, continuano incessantemente le campagne di stampa “incompetenti” che fanno apparire le pensioni quasi come un regalo, a fronte di versamenti cospicui di contributi ai Fondi di appartenenza, gestiti dall’INPS e sui quali gli “avvoltoi” classici non possono avventarsi, perché SONO SOLDI DEI LAVORATORI.
Purtroppo molti lavoratori si sono fatti convincere, anche con l’aiuto di norme capestro, a finanziare con altri “soldi propri”, come il TFR, i vari Fondi Integrativi di Categoria che oggi sono in caduta libera e che la USB ha sempre denunciato mettendo in guardia i lavoratori.
In tutto questo si inseriscono le misure “tampone” come QUOTA 100 fino all’attuale QUOTA 103 per l’anticipo pensionistico che, con limitazioni sostanziali, “concede”, a chi ha versato per una vita la propria contribuzione, di vedersi corrisposto un trattamento pensionistico di anzianità e non di vecchiaia, nel mentre continuano le riunioni ai tavoli del Ministero per trovare una soluzione strutturale e non provvisoria sull’intero mondo pensioni.
È quindi comprensibile che una lavoratrice o un lavoratore, viste le sempre più stressanti condizioni lavorative a causa di carenza di assunzioni, sia nel Pubblico Impiego che nel privato, cerchi di “prendere il treno” per non restare “impigliato” nelle maglie strette della famigerata Legge Fornero, anche se non sempre ciò è possibile, a volte per pochi periodi non coperti da contribuzione.
Quando si verifica la carenza del requisito contributivo, però, viene in soccorso, per colmare i buchi contributivi, l’istituto del riscatto che l’INPS mette a disposizione con onere da corrispondere a seconda dei casi. Il decreto legge 4/2019 ha ammesso dal 29 gennaio 2019 al 31 dicembre 2021 la possibilità di sistemare la posizione assicurativa a condizioni semplificate e con oneri agevolati. È stata definita «pace contributiva» perché consentiva il recupero dei buchi contributivi tra un lavoro e l'altro senza alcuna restrizione. Valida solo per il triennio 2019-2021 e riservata ai lavoratori privi di anzianità contributiva al 31.12.1995 e non poteva essere utilizzata dai soggetti già titolari di pensione diretta. Non è stata prorogata dopo il triennio di sperimentazione. Vi è, inoltre, il D.Lgs. 564/96 che prevede il riscatto di periodi di interruzione o sospensione del rapporto di lavoro nella misura massima di tre anni ma solo dopo il 31/12/1996. Da non sottovalutare la contribuzione volontaria che opera, però, per periodi successivi all’autorizzazione e non per periodi pregressi e, poi, il riscatto mediante il quale la legge dà la possibilità di riscatto laurea e periodi di studio nonché maternità fuori dal rapporto di lavoro e periodi per i quali emerge omissione di versamento e sono prescritti (c.d. Costituzione di Rendita Vitalizia). Non è possibile, per legge, il riscatto incondizionato di periodi nei quali non si è prestata attività lavorativa, in quanto l’istituto è supportato giuridicamente da un rapporto di lavoro che era in atto nel periodo che si intende riscattare.
© Vincenzo Bottiglieri
Coordinatore USB Pensionati