Riforma Irpef… sarà vero?
Da anni si parla di una riforma Irpef che possa essere più equa e non soltanto a favore di chi ha già tanto per sé e per decine di generazioni a venire, cioè dei ricchi di questo Paese. Pur rappresentando, secondo i dati 2021, il 10% della popolazione, i ricchi detengono il 48% della ricchezza nazionale e potrebbero contribuire sicuramente in misura maggiore e giusta, senza subire danni, al mantenimento dello Stato. Purtroppo, assistiamo, invece, a difese strenue anche da parte di chi ha un mandato parlamentare, vuoi perché alcuni fanno parte di questa categoria e vuoi perché, in molti casi, essi aspirano a farvi parte, lavorando (?) sempre in danno di quel 90% di popolazione che detiene la restante parte di ricchezza nazionale, di cui una fetta versa in condizioni di povertà vera, come da rapporti Istat.
Nonostante tutto, chi ha di più non intende partecipare in maniera equa al mantenimento dello Stato e fa di tutto per affossare ogni tentativo di riforma equa e solidale. Il Governo attuale, come tutti gli altri, fa proclami ponendo al centro della sua azione una Legge Delega di revisione del Sistema Fiscale. Già le prime ingiustizie si sono fatte largo con un’aliquota insignificante per una ben precisa categoria di contribuenti fino ad 85.000 euro (che sembrerebbe suscettibile di un aumento a 100.000), lasciando nel pantano e chiedendo solo alle categorie più martoriate, tra cui quella dei pensionati.
Si starebbe lavorando, ora, dopo una parziale riforma delle aliquote del deposto governo Draghi che non ha determinato grandi effetti sui redditi bassi e medi, ivi compresi i pensionati, e si tende, con questo nuovo esecutivo, a favorire ancora una volta la parte di popolazione più agiata con un obiettivo finale con il quale, a fine legislatura, si intenderebbe arrivare ad un’aliquota unica, in barba alle più elementari norme di convivenza tra la parte agiata, minoritaria della popolazione, ed il restante 90% ma, soprattutto, in barba alla Carta Costituzionale. Ci si augura di avere torto, ma le premesse non sono delle migliori.
Per ora si vorrebbe arrivare a tre aliquote fiscali rispetto alle quattro del “pessimo” governo Draghi. In sostanza, se volessero evitare ingiustizie, dovrebbero pensare ad aumentare le detrazioni e le deduzioni per i redditi bassi e medi, ma l’unico interesse è quello di cercare di far risparmiare, invece, chi, agiato, dovrebbe contribuire effettivamente in proporzione al proprio reddito. Si inventeranno altri balzelli con sotterfugi (tipo quello che ha stravolto, da quest’anno, il meccanismo di calcolo della rivalutazione delle pensioni) e mancate detrazioni e deduzioni, tutte cose che sono tipiche dei governi che da alcuni decenni stanno divorando a pezzi il Paese, mettendo in condizione la maggioranza della popolazione di privarsi di ciò che prima si poteva permettere e lasciando in povertà ancora più famiglie, così come hanno fatto con la “battaglia ideologica” di abolizione del Reddito di Cittadinanza.
Le voci sono tante e vengono pubblicizzate varie percentuali tra cui il 15% come prima fascia oppure il 23%. Resta un fatto: questa riforma servirà soltanto a migliorare le condizioni dei ricchi e delle aziende, a cui non bastano mai le agevolazioni ed i finanziamenti che hanno da sempre da questo Stato ed al cui mantenimento essi non vogliono contribuire. Per fortuna il problema sono le risorse per finanziare questo ‘’colpo di mano’’ e non potranno far finta che il problema non esista, come non potranno e non dovranno viaggiare a senso unico, favorendo sempre gli stessi, lasciando indietro la maggioranza della popolazione che, ormai da anni, fatica ad arrivare a fine mese.
Seguiremo ogni mossa di questo Esecutivo e come USB Pensionati faremo tutti i passi per migliorare le condizioni della categoria e dei cittadini tutti.
Vincenzo Bottiglieri
Coordinamento USB Pensionati