USB Pensionati: nuova spinta alla privatizzazione della previdenza

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Si dovrà attendere ancora qualche giorno per avere informazioni più dettagliate su quali decisioni verranno assunte dallattuale Governo in tema di pensioni; tuttavia, alcune anticipazioni dei maggiori quotidiani danno per certo un intervento sul TFR, che è salario differito, ed il suo trasferimento obbligatorio ai Fondi Pensione, come anticipato da sottosegretario al ministero del lavoro e delle politiche sociali Claudio Durigon.

Dopo la sottoscrizione da parte di CGIL,CISL,UIL allAran dellaccordo del 16 settembre 2021 per lintroduzione del silenzio assenso per i neoassunti dal 1° gennaio 2019 nel comparto delle Funzioni Centrali della Pubblica Amministrazione, ed il trasferimento del loro TFR al Fondo Perseo Sirio, contro cui in perfetta solitudine ci siamo opposti, il sottosegretario torna a parlare del TFR e del silenzio assenso come uno strumento di adesione semi-obbligatoria ai Fondi Pensione di Categoria o ai Fondi Aperti, per un importo pari al 25% del suo valore.

Altro che sgravio contributivo! Di fatto, come tutti i trasferimenti ai Fondi Pensione, si tratta di un aumento fittizio della contribuzione pensionistica ordinaria effettuata con il prelievo di una quota del salario differito, da versare in un Fondo Pensione, per garantire un aumento della pensione pubblica con laggiunta di quella integrativa privata, per altro anche questa modesta e comunque soggetta alle fluttuazioni del mercato. 

 

«Andiamo incontro a una prospettiva di pensioni fragili o addirittura povere e lontane nel tempo, soprattutto per i giovani». Con ladesione obbligatoria a un fondo pensione, invece, «la futura pensione integrativa spiega il sottosegretario si potrà sommare a quella maturata nel sistema pubblico anche per poter raggiungere il requisito dei 1.500 euro mensili (tre volte lassegno sociale) per uscire a 64 anni nel sistema contributivo valido interamente per chi abbia cominciato a lavorare dal 1996. Questo, oggi, anche per chi ha aderito volontariamente alla pensione integrativa, non è possibile. Con la parziale obbligatorietà, al contrario, si può prevederlo e così si ottiene, oltre alla flessibilità in uscita, anche laltro effetto rilevante di avere pensioni di ammontare più consistente». 

 

Queste le dichiarazioni del sottosegretario, riportate dal Quotidiano. Net, che confermano, insieme con lassoluta precarietà del futuro pensionistico dei più giovani, anche la strumentalità del provvedimento utile a superare le difficoltà del pensionamento in uscita, poste con la precedente finanziaria per chi si trova nel regime del contributivo puro.

È sempre il governo Meloni, infatti, che ha innalzato a 3 volte il valore dellassegno sociale (nel 2021 era 1,5) pari a 1.600 euro, e non 1.500 come afferma il sottosegretario, il valore della pensione che deve raggiungere obbligatoriamente chi ha iniziato a lavorare dopo il 1995, per poter uscire a 64 anni di età e almeno 20 di contributi versati.

Oggi, con la nuova legge di bilancio, si prova a mettere una toppa e si decide che al conseguimento del tetto dei 1.600 euro di pensione stabilito nella precedente finanziaria, difficilmente raggiungibile vista la miseria delle retribuzioni e della relativa contribuzione, potrà concorrere la quota di pensione integrativa finanziata con il TFR.

Quindi chi si trova nel contributivo puro, per i quali non si applica l'integrazione al trattamento minimo, potrà uscire anticipatamente solo se raggiungerà i requisiti di anzianità anagrafica 64 e contributiva 20 e con una pensione non inferiore a 1.600 euro, dovendo aspettare in alternativa il pensionamento a 67 anni a cui si aggiungerà progressivamente lulteriore aumento del requisito anagrafico per gli effetti della speranza di vita, propri della legge Fornero di cui si aspetta ancora labolizione da parte del ministro Salvini.

Non una parola invece sul differimento, fino ad oltre 5 anni, del riconoscimento del TFR per i dipendenti pubblici, sanzionato anche dalla sentenza n. 130/2023 della Corte costituzionale, che il Governo, a quanto pare, non intende modificare, neanche nella forma più blanda, estremamente minimale, espressa proprio dalla Corte e che aspetta solo di essere attuata.

Ma, a quanto pare, il TFR interessa, e non solo al Governo, solo quando serve a sostenere l’economia dei Fondi Pensione privati, Aperti o di Categoria, ed i loro investimenti, mentre per laumento del valore scandaloso del minimo di pensione pari 567,94 euro ad almeno 1.000 euro al mese, non si trovano le risorse che invece si trovano per gli armamenti.

Si inasprisce così, invece che abolirla, la legge Fornero e si riafferma la morte del sistema previdenziale pubblico ed il suo trasferimento nelle mani dei privati, ai Fondi cosiddetti integrativi, come del resto già avviene per la Sanità, continuando nello smantellamento dei diritti costituzionali dei lavoratori, contro cui intendiamo proseguire strenuamente ad opporci.